Ceta approvato

CETA approvato tra le critiche: le motivazioni del no

Elena Rizzo Nervo

Negli ultimi mesi vi abbiamo parlato del Ceta, l’accordo economico e commerciale tra Europa e Canada approvato il 15 febbraio dalla Commissione Ue e che ora dovrà passare per la rettifica dei singoli stati.

Sul sito della Commissione Europea il trattato viene presentato come un’opportunità di crescita economica, capace di creare nuovi posti di lavoro, grazie al fatto che il Canada è un grande mercato per le esportazioni in Europa e un paese ricco di risorse naturali utili. Tuttavia, come già è successo per accordi simili, primo tra tutti il TTIP tra Europa e Stati Uniti, non tutti sono favorevoli e da quando il Ceta è stato approvato non mancano le critiche. Dopo la Vallonia che si era opposta nei mesi scorsi, anche alle nostre latitudini arrivano le prime preoccupazioni, espresse in questi giorni da Slow Food Italia. Dal momento che anche molti attivisti e ambientalisti europei vedono nel trattato una minaccia agli standard del vecchio continente riguardo sicurezza alimentare e ambiente, abbiamo deciso di approfondire la tematica e capire quali sono i punti criticati e perché.

Ceta: un percorso a ostacoli

Il trattato tra Europa e Canada è un accordo misto, ovvero comprende disposizioni di competenza europea e altre di competenza nazionale, per cui per entrare in vigore, dopo il voto della Commissione Europea, tutti i singoli stati membri dovranno farlo approvare in Parlamento. E non sarà facile. Il Ceta, infatti, ha iniziato il suo percorso nel 2009 e da subito è stato osteggiato da alcune Ong, associazioni di categoria, sindacati ed eurodeputati, fino al “grande rifiuto” della Vallonia che nel 2015 rischiò di far saltare tutto. Nel lungo iter, contro il Ceta (e il TTIP) è stata anche lanciata una campagna e una petizione che ha raccolto oltre 3 milioni di firme. Anche per dar voce a questo fronte del no il governo della regione belga della Vallonia aveva sempre detto che la propria posizione non era di chiusura totale, contro l’Europa, ma più semplicemente, si auspicava maggiore trasparenza e chiedeva che venissero fatte delle modifiche che tenessero conto delle preoccupazioni espresse anche da parte dell’opinione pubblica. Ma quali sono i principali punti del trattato tra Europa e Canada?

Cosa prevede l’accordo

Ceta cosa prevede

Sul sito della Commissione Europea l’accordo viene ampiamente descritto e promosso. In estrema sintesi, questi sono i principali aspetti che vengono presentati da Bruxelles sull’utilità del Ceta:

  • rimuovere i dazi doganali
  • contribuire a rendere le imprese europee più competitive in Canada
  • rendere più facile per le imprese dell’UE fare offerte per gli appalti pubblici canadesi
  • aprire il mercato dei servizi canadesi alle imprese dell’UE
  • aprire i mercati per le esportazioni di cibo e bevande europee
  • proteggere prodotti alimentari e bevande tradizionali europei (note come indicazioni geografiche) dai falsi
  • tagliare i costi di esportazione dell’UE senza rinunciare, però, ai propri standard
  • aiutare le piccole e medie imprese europee
  • portare benefici ai consumatori europei
  • facilitare ai professionisti europei la possibilità di lavorare in Canada
  • creare le migliori condizioni per gli investitori canadesi ed europei
  • aiutare industrie creative, innovatori e artisti in Europa
  • sostenere i diritti delle persone sul lavoro e l’ambiente.

Fin qui tutto bene, sembrerebbe. Ma non sono tutti d’accordo. Vediamo quali sono le principali critiche rivolte al Ceta.

Ceta approvato tra critiche e paure

Critiche al Ceta

Riconoscimento editoriale: klauscook / Shutterstock.com

Stop TTIP che ha lanciato la petizione contro l’accordo, ritiene che TTIP e Ceta debbano essere bloccati “perché rappresentano una minaccia per la democrazia, per lo stato di diritto, per l’ambiente, per la salute, per i servizi pubblici, così come per i diritti dei lavoratori e dei consumatori”. In particolare, le critiche al Ceta riguardano l’iter, che nasce, viene condotto e approvato a porte chiuse, senza dare voce e ascolto ai cittadini. Ma non è tutto. Il gruppo, composto da 500 organizzazioni della società civile e dei sindacati di tutta Europa, teme che l’accordo favorisca di fatto solo le grandi multinazionali, per alcune ragioni:

  1. le multinazionali saranno coinvolte nella stesura di nuove leggi
  2. le trattative di negoziazione vengono condotte nella segretezza
  3. le grandi multinazionali stanno esercitando un’influenza eccessiva sui negoziati segreti per il Ceta e il TTIP
  4. le nazioni europee verrebbero sottoposte a pressioni per consentire l’uso di tecnologie ad alto rischio come il fracking (tecnologia per estrarre il petrolio che può comportare rischi ambientali)
  5. Ceta e TTIP accresceranno ulteriormente le ineguaglianze tra gli stati più competitivi e avanzati e quelli ancora in via di sviluppo
  6. il Ceta darà il via libera a liberalizzazioni e privatizzazioni
  7. gli investitori potranno fare causa agli Stati se ritengono che venga fatto loro un “ostacolo al commercio” e, quindi, ai loro guadagni.

In poche parole, secondo questo movimento, i trattati Ceta e TTIP favoriscono le multinazionali a scapito di democrazia e interesse comune. Motivazioni simili animano anche il Corporate Europe Observatory, che si batte contro il potere delle lobby che fanno pressione al potere decisionale della UE.

Sicurezza alimentare

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Se le maggiori preoccupazioni riguardo al tema alimentare sono rivolte all’accordo con gli Stati Uniti, anche il Ceta non sembra essere esente da critiche in questo senso. Stop TTIP ritiene, infatti, che nonostante le raccomandazioni molto puntuali che la Commissione Europea ha fornito, l’accordo non preveda sufficienti tutele che garantiscano che i rigidi regolamenti europei, che escludono ad esempio gli OGM, non subiscano modifiche. E anche dall’Italia arrivano critiche al Ceta. In un comunicato stampa diffuso in questi giorni da Slow Food Italia, il presidente Gaetano Pascale sostiene che si tratta dell’ennesimo accordo che va a discapito dei piccoli produttori locali e dell’ambiente, per cui chiede al Governo italiano di non ratificare il trattato. Infatti, “l’accordo include moltissimi temi, dai lavori pubblici alla carne agli ormoni, dal glifosato agli Ogm, tema tra l’altro, su cui si deciderà in gran segreto”. Lo stesso Carlo Petrini, presidente di Slow Food, sottolinea le motivazioni delle critiche al Ceta con un esempio concreto: in Europa abbiamo 1300 prodotti alimentari a indicazione geografica, 2800 vini e 330 distillati. Di questi, il CETA ne tutelerebbe solamente 173. E se i produttori europei vengono danneggiati, sembra non andare meglio neanche ai loro colleghi canadesi. Infatti, spiega Petrini, mentre il settore del latte da noi soffre di sovrapproduzione e prezzi bassi, oltreoceano la situazione è invece positiva. Ma “il CETA aprirebbe il mercato canadese ai prodotti lattiero-caseari europei provocando una caduta dei prezzi oltreoceano e di conseguenza un peggioramento delle condizioni di vita degli allevatori”. Nessun protezionismo, quindi, ma una battaglia per la democrazia e la tutela dei lavoratori. Tutti.

Il tema ambientale

CETA ambiente

Sul piano ambientale, invece, lo stesso The Guardian, uno dei principali quotidiani britannici, si era espresso pubblicando un articolo in cui parlava della preoccupazione riguardo a danni ambientali e cambiamento climatico, in riferimento, soprattutto, al potenziale ingresso in Europa del petrolio derivante dalle sabbie bituminose. Si tratta di una tecnica estrattiva diffusa in Canada e considerata molto invasiva e pericolosa per l’ambiente, tanto che la UE aveva proposto l’obbligo di etichettare il petrolio da sabbie bituminose come altamente inquinante nella direttiva sulla qualità dei carburanti. Ma da quando il Ceta è sul tavolo delle trattative, ha fatto marcia indietro e questa proposta sarebbe diventata una merce di scambio su cui pesano le pressioni dell’industria canadese che vuole esportare. Inoltre, le associazioni ambientaliste francesi accusano il trattato di non prevedere alcun impegno per la limitazione delle emissioni di gas serra, andando di fatto contro al recente accordo di Parigi sul clima, nonostante siano arrivate rassicurazioni da Ségolène Royal, ministro dell’ecologia francese, la quale ha affermato che quanto approvato nel 2015 alla COP21 prevale sul Ceta.

Per tutte queste ragioni Slow Food Italia a novembre 2016 aveva firmato, insieme ad altre 455 organizzazione della società civile canadese ed europea, tra cui Greenpeace, una lettera indirizzata al parlamento Europeo e ai governi nazionali.

Ceta approvato: critiche da oltre 450 organizzazioni

Nella lettera presentata a novembre oltre 450 organizzazioni di tutta Europa hanno espresso preoccupazione per l’accordo di libero scambio tra Canada e Unione Europea. Oltre alle motivazioni espresse anche da Stop TTIP sul ruolo delle multinazionali, delle privatizzazioni e dell’ingresso nel continente di sabbie bituminose, questa dichiarazione contiene ulteriori punti che accendono il dibattito sul Ceta, in particolare:

  • uno studio indipendente degli impatti economici del CETA stima che ci sarà una perdita di posti di lavoro in Canada e in Europa (…) e che i guadagni di reddito (relativamente bassi) andrebbero soprattutto ai grandi capitali più che ai lavoratori
  • il CETA rende il Canada e l’Unione Europea più vulnerabili alle crisi finanziarie liberalizzando ulteriormente i mercati (…) e limitando fortemente le riforme volte a rimuovere le cause principali di instabilità finanziaria e a garantire una migliore protezione dei consumatori
  • su entrambi i lati dell’Atlantico il CETA esporrebbe gli agricoltori a pressioni competitive che andrebbero a minare il loro sostentamento con poco guadagno per i consumatori; aumenterebbe il controllo delle imprese sui semi; ostacolerebbe politiche alimentari basate sull’acquisto a km zero e minaccerebbe le norme di trasformazione e di produzione dei prodotti alimentari, minando gli sforzi per incrementare l’agricoltura sostenibile
  • Misure precauzionali a tutela dei consumatori, della salute pubblica e dell’ambiente, potrebbero essere impugnate sotto CETA poiché considerate eccessivamente gravose, non “basate sulla scienza” o perché mascherate da barriere commerciali. Nulla (…) protegge efficacemente il ruolo del principio di precauzione nella politica di regolamentazione europea, mentre alcune sezioni addirittura si riferiscono a principi contrastanti.

La UE rassicura

CETA UE Canada

Abbiamo visto, in sintesi, quali sono le principali critiche al Ceta espresse da un movimento civile esteso e molto attivo. Dal canto suo, la Commissione Europea rassicura e sul proprio sito ribadisce che “l’accordo Ceta non inciderà sulle normative dell’UE in campo alimentare e ambientale” e che la UE e il Canada hanno ribadito il loro impegno a favore dello sviluppo sostenibile e a tutela degli elevati standard dell’UE che non verranno compromessi per motivi di interesse commerciale. Tutti aspetti positivi che vi abbiamo raccontato anche nel vecchio articolo sul trattato e che la Commissione Europea tiene a mettere in risalto. Nello specifico, anche per venire incontro ad alcune preoccupazioni espresse dalla società civile, la Commissione specifica che il forum di cooperazione istituito tra Canada e Europa nato per consentire uno scambio di esperienze e fornire suggerimenti alle autorità di regolamentazione, non ha potere decisionale. Ciò significa che non può elaborare nuove leggi o modificare quelle vigenti negli Stati membri. Se non bastasse, l’istituzione europea specifica che le importazioni dal Canada dovranno sempre rispettare la normativa europea e, pertanto, con il Ceta non cambieranno, ad esempio, le regole su sicurezza alimentare, Ogm, o ormoni nella carne.

Non tutti sono pronti a scommetterci e anche se il Ceta è stato approvato, non si placano le critiche. Voi cosa ne pensate? Se oltre al Ceta vi interessa conoscere a che punto è l’accordo Europa-Stati Uniti date un’occhiata all’ultimo articolo riguardo il TTIP.

 

Fonti:

http://ec.europa.eu

https://stop-ttip.org

www.theguardian.com

https://corporateeurope.org

http://www.slowfood.it

Giornalista pubblicista, Elena è nata a Bologna, dove vive e lavora. Per Il Giornale del Cibo si è sempre occupata di attualità, sana alimentazione e sostenibilità. Il suo piatto preferito é il Gâteau di Patate, "perché sa conquistare tutti, unendo gusto e semplicità". Per lei in cucina non può mancare una bottiglia di vino, "perché se c'è il vino c'è anche la buona compagnia".

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