birrifici inverno

Birra Invernale: 4 birrifici da visitare questo inverno

Giovanni Angelucci

Che per conoscere un birrificio un ottimo modo sia documentarsi e assaggiare il più spesso possibile le birre che produce, non vi è dubbio; ma la miglior maniera per avvicinarsi ad una realtà birraria è certamente quella di recarsi nel laboratorio di produzione. Conoscerete il birraio, la sua squadra, la filosofia di produzione, le birre, assaggerete le anteprime, capirete meglio qualcosa che ignoravate e riuscirete ad andare nel cuore da cui tutto prende vita.

birra artigianale

Non aspettatevi le belle cantine dei produttori di vino. Qui parliamo di birra, pochi fronzoli e tanti fatti, ma sarete inebriati dai racconti del birraio, perché non ne esiste uno che quando parla della sua birra, nel suo birrificio, non riesca ad emozionare chi lo ascolta.

Birra Invernale: 4 birrifici da visitare quando fa freddo

La casa di cura

“Scegli la terapia che più si adatta a te! Ti solleveremo dai dolori e dagli sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie”, parola dei birrai del birrificio la Casa di Cura! Sulle etichette compare il nuovo bastone di Asclepio: un serpente attorcigliato attorno al boccale di birra invece che al bastone mitologico come siamo abituati a vederlo. La nascita del birrificio è datata marzo 2013 per mano di Luigi Recchiuti, Tonino Ventilii, Loreto Lamolinara e Alfredo Giugno che decidono di trasformare in laboratorio un vecchio confetturificio a Senarica, nel teramano, sorto vicino la Fonte Mercurio da cui attingere per l’acqua purissima, ingrediente principale per la realizzazione di una birra di qualità. Nella splendida cornice del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga è possibile assaggiare le quattro birre classiche tra cui la valida TSO che oltre ad essere un’IPA è anche una bella idea perché pensata come una birra in continuo cambiamento in cui i mono-malto, mono-luppolo e mono-spezia di volta in volta cambiano.

Carrobiolo

carrobiolo

Vale davvero la pena fare un salto al Piccolo Opificio Brassicolo del Carrobiolo che nel 2008 nasce all’interno del Convento del Carrobiolo di Monza, nell’omonima piazza. A memoria d’uomo si ricorda soltanto Birra Monza risalente all’inizio del ‘900 e dunque ad oggi il Carrobiolo è la realtà birraria principale della città. Dal 2014 si trova in Piazza Indipendenza dove vive anche l’adiacente brewpub, e la sede storica è diventata il cuore in cui produrre le birre speciali  sperimentali. Non solo birra di qualità ma tanta storia e fascino, se poi aggiungete le dieci spine del brewpub collegate direttamente ai serbatoi refrigerati del birrificio attraverso un birrodotto sotteraneo di 30 metri, il gioco è fatto e Monza diventerà la meta fissa per i “fuori porta” birrari. Se la trovate assaggiate la Nespolik prodotta soltanto una volta l’anno con aggiunta di nespole giapponesi in fermentazione e maturata in botte.

Birrificio Italiano

Agostino Arioli, homebrewer dal 1986 e birraio dal 1996, è riconosciuto come il papà della birra artigianale italiana e fargli visita a Limido Comasco significa davvero vivere un’esperienza ricca di storia e cultura. È nell’aprile del 1996 che viene prodotta la prima birra, la Tipopils, un “tributo” alle pils che con il tempo diventerà un’etichetta di riferimento in tutto il mondo. Agostino è stato capace reinventare questo stile e la Tipopils che assaggerete è prodotta per infusione di malti d’orzo Pilsner e Caramunich e fermentata con un conosciuto lievito tedesco con aggiunta di luppoli tedeschi da amaro e aroma (in dry hopping). Le birre da provare sono una ventina, ognuna con il suo carattere e quello della squadra del birrificio Italiano. Inoltre c’è lo storico pub di dove assaggiare in anteprima tutte le produzioni stagionali direttamente dal birrificio insieme alla cucina di casa.

MC77

birrificio mc77

Una coppia e tanto amore per la birra artigianale. A Caccamo di Serrapetrona, in provincia di Macerata, il progetto è nato da Cecilia Scisciani e Matteo Pomposini, come spesso accade, per curiosità e passione. Ciò che fa la differenza è il passo successivo, trasformare l’hobby in lavoro e vera competenza, che non tutti riescono ad affrontare. I due ragazzi si confermano professionisti e nel febbraio 2013 diventano birrai a tutti gli effetti. “Il nome MC77 rende omaggio alla strada che ci ha condotto fino alla nascita delle nostre birre e lungo la quale questo progetto si è concretizzato”, raccontano i due, fino alla creazione di una linea classica arricchita da diverse stagionali. Nota di merito per la Fleur Sofronia: una blanche belga in cui la speziatura è arricchita da fiori di ibisco interi di origine nord africana che oltre agli aromi suadenti, conferiscono il colore rosa intenso e la nota acidula in bocca.

E voi quali birrifici pensavate di visitare durante il prossimo freddo inverno? Se non vi bastano ci sono anche gli indirizzi che vi abbiamo fornito per le birre d’autunno.

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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