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Birra Artigianale: 3 birrifici da visitare questo autunno

Giovanni Angelucci

L’estate sarà pure finita ma non è un buon motivo per demoralizzarsi anzi, è un ottimo motivo per riprendere a visitare i birrifici italiani. Ecco, allora un piccolo tour a cavallo tra le vicine Emilia Romagna, Liguria e Toscana dove conoscere alcune delle migliori produzioni italiane. Ecco i nostri consigli:

Birra artigianale italiana: 3 interessanti luoghi di produzione

Birrificio Agricolo La Mata

Marco Tamba è l’artefice del birrificio agricolo La Mata, che in dialetto Romagnolo significa “la matta”, in spagnolo “pianta”, ma ciò che è più importante è la sua volontà di creare una birra tutta italiana. Nel 2010 parte la produzione e oggi sono sette le tipologie di birra provenienti dal duro lavoro di Marco, parliamo di un birrificio agricolo dove tutto è “fatto in casa” (anche l’energia utilizzata è prodotta in loco attraverso un impianto fotovoltaico situato sul tetto del birrificio). La Mata si trova all’interno di una vecchia stalla di tipica architettura romagnola, situata all’interno dell’azienda agricola che l’agricoltore-birraio ha scelto di gestire continuando l’attività lavorativa che la sua famiglia porta avanti da più generazioni nella campagna di Solarolo, a pochi chilometri da Faenza, immersa nel verde e nella quiete del territorio romagnolo.

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Negli ettari di proprietà viene prodotto l’orzo impiegato in tutte le birre e un ettaro è dedicato alle sperimentazioni di quattro varietà di luppolo utilizzate per la produzione. Esempio virtuoso è la 100%, una birra dove la totalità di malto d’orzo e di luppolo proviene interamente dall’azienda, esempio concreto dell’obiettivo raggiunto da parte di Marco: una birra tutta italiana e di pregevole qualità organolettica. Ci sono poi la Dora, la Mora, la Lova, la Amarty, la MyAle e la Bheè. Quest’ultima colpisce per profumi, freschezza e bevibilità. È utilizzata la varietà di grano Bologna tipica della zona e per la speziatura radice fresca di zenzero e pepe di sichuan oltre ai classici coriandolo e scorza di arancia amara in linea con lo stile blanche. È fresca e pulita, decisamente profumata e leggera. I sentori floreali sono spiccati, in bocca è snella, dissetante, equilibratae molto beverina.

Scarampola

Vi è mai capitato trovare un birrificio in un monastero del 1200? Scarampola sorge tra le mura dell’Abbazia di Santo Stefano e si trova a Millesimo, in provincia di Savona. La sua anima, oltre alle splendide birre, è Maurizio, il birraio, la mente pensante, l’artigiano di lungo corso conosciuto nel mondo brassicolo come Flibus. Nel 2001 decise di trasformare l’antica falegnameria e stalla in un suggestivo laboratorio di birra artigianale, un luogo ricco di storia e di grande fascino, da lì in poi fu solo magia e qualità. Il nome Scarampola deriva dalla storpiatura del cognome nobiliare “Scarampi“, che era anche il nome dell’antico palazzo di Cairo Montenotte, all’interno del quale ha avuto inizio l’avventura del microbirrificio. 

birrificio scarampola

Flibus usa il proprio luppolo e attinge dalla sua Liguria utilizzando i meravigliosi frutti di questa terra come il chinotto di Savona (presidio Slow Food) e le castagne dell’entroterra, per realizzare creazioni birrarie interessanti come la n. 8: la prima creazione del birrificio, una blanche dallo spiccato naso fruttato che richiama le note dolci tipiche dello stile belga. Il chinotto le dona tanto profumo e altrettanta freschezza, l’agrumato è persistente anche in bocca dove si conferma una birra suadente conservando la facile beva. Oppure la Nivura dal colore ambrato, caratterizzata dalla presenza delle castagne (presidio) essicate nei “tecci” dove sin dalle origini vengono lasciate invecchiare e conservate. Ed è proprio questo che crea col tempo il chiaro sentore di affumicato che ben convive con le caratteristiche dolci della castagna. E poi c’è la Cocca di Mamma con aggiunta, in fermentazione, delle albicocche di Valleggia. Insomma, un connubio indissolubile con il territorio ligure. Inoltre in un’ala del Monastero di S. Stefano, tra il chiostro ed il giardino, esiste il Relais del Monastero, dove soggiornare se avrete “assaggiato” una birra di troppo.

Birrificio del Forte

Due ex appassionati di vecchia data del movimento birrario italiano: Francesco Mancini e Carlo Franceschini. “Ex” perché ormai è da cinque anni (è stato appena festeggiato l’anniversario) che hanno creato il birrificio del Forte, all’interno del Parco degli Artigiani, nella zona artigianale del Portone a Pietrasanta in provincia di Lucca. Birrificio del Forte, è il nome scelto per simboleggiare il grande attaccamento alla loro terra di origine, Forte dei Marmi, come si vede anche dal marinaio in canottiera a righe vecchio stile che compare ganzo nel logo. Passione, selezione delle materie prime e competenza, i due birrai producono sin dal 2011 le loro birre restando fedeli alla loro ispirazione iniziale: Francesco innamorato delle birre belghe e Carlo appassionato dello stile inglese. Dal 2013 però il timone del laboratorio di produzione è passato in toto nelle mani di Francesco che continua a proporre la linea classica con cui si è partiti e quindi quattro birre con malti, luppoli e lieviti tutti provenienti da Inghilterra, Belgio e Germania: birre ben fatte ma senza estremismi, riconducibili e costanti.

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Oggi sono diventate sei, una più interessante dell’altra: la birra base Gassa d’Amante, la Mancina, la 2 Cilidri (diventata nel tempo la birra identificativa del birrificio), Meridiano ø e le più recenti Regina del Mare e Cento volte Forte (nata come stagionale nel 2014 per il centenario di Forte dei Marmi ma poi rimasta fissa in gamma. Prodotta con varietà di grano antiche toscane). Colpisce la Mancina, una Belgian Strong Ale dal colore arancio scarico con riflessi dorati accattivanti. I profumi di frutta gialla ubriacano l’olfatto con nuances di pesca, melone, albicocca, mango e una dolce nota mielata. In bocca continua il suo percorso importante in cui la frutta, anche candita, prevale su tutto. Il grado alcolico è sostenuto (7,5%) ma non c’è verso che stanchi e rimane  appagante fino alla fine.

Nella linea di produzione ci sono anche due stagionali, una invernale e la Fior di Noppolo, una fresh hop ottobrina, tra le prime del genere in Italia. Se invece dovete ancora visitare i birrifici che vi abbiamo proposto quest’estate, dategli una rispolverata leggendo questo articolo.

Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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