Biologico

Biologico: vale la spesa? Intervista a Gianumberto Accinelli

Matteo Garuti

Il mercato del cibo biologico è in costante crescita. I consumatori sono sempre più attenti alla propria salute e all’eticità dei prodotti che comprano, anche se il prezzo tendenzialmente maggiore del biologico rappresenta spesso un freno nel momento dell’acquisto.
Quando si fa la spesa si tende a trascurare quello che la produzione del cibo comporta in termini di impatto ambientale. Evitare, o comunque ridurre drasticamente, l’impiego di trattamenti chimici è senz’altro salutare per l’alimentazione del consumatore finale, ma i vantaggi dell’acquistare biologico non finiscono qui.
Ne abbiamo parlato con Gianumberto Accinelli, ricercatore scientifico, divulgatore e fondatore del premiato progetto EUGEA (Ecologia urbana, giardini e ambiente).

Agricoltura Biologica

Come possiamo inquadrare, semplicemente, i vantaggi di sistema del biologico?

Gianumberto Accinelli: L’agricoltura biologica è la migliore agricoltura che si conosca. È un’agricoltura produttiva – quindi assolutamente remunerativa ed economicamente efficiente – ma al contempo ha un impatto sull’ambiente minore rispetto a tutte le altre agricolture. Si può adattare a tantissime soluzioni e a qualunque produzione alimentare. È importante ricordare che quando compriamo un prodotto biologico, oltre a comprare qualcosa di sano, compriamo anche una tutela ambientale.

Quindi vale la pena spendere di più? Oltre a sottolineare il vantaggio alimentare rappresentato dalla salubrità dei prodotti, cosa si deve fare quando si compra biologico?

G.A.Il consumatore deve essere cosciente che quando si comprano prodotti da agricoltura convenzionale a un prezzo troppo basso si contribuisce a uno sfruttamento. Il peso di questo sfruttamento si scarica sull’ambiente o sul lavoro delle persone, oppure su entrambi.

Il biologico può essere “ufficiale”, e quindi certificato, oppure non certificato, detto anche “clandestino”. Talvolta i piccoli produttori decidono di non dotarsi della certificazione, per ragione di costi o per una scelta di principio. Cosa ne pensa?

G.A.: È un cane che si morde la coda. Da un lato, ha ragione chi fa notare la contraddizione di un sistema che richiede una certificazione a pagamento per chi produce secondo i crismi del biologico, mentre chi utilizza la chimica può fare quello che vuole senza pagare nulla. Questo, in sostanza, è il punto di vista di chi sceglie di non certificarsi e di fare biologico “clandestino”. D’altra parte, però, come si fa ad essere essere sicuri che un’azienda produca effettivamente secondo i canoni del biologico? È necessario un controllore.


In difesa degli enti di controllo, devo dire che queste organizzazioni non si limitano a certificare. La certificazione non è solo una spesa, ma vengono offerti anche altri servizi importanti, sia di carattere tecnico che organizzativo. Gli enti organizzano fiere internazionali di settore, pianificano la promozione e favoriscono la creazione di una rete fra i produttori. Pertanto, la certificazione è sì un costo per i produttori, ma offre anche un servizio di qualità. Io conosco enti – come ad esempio CCPB – che e lavorano molto bene, e sono utili per entrare in una rete che aiuta nella commercializzazione. Poi, ovviamente, i produttori sono liberi di scegliere.


Anche la modalità del biologico clandestino è meritevole. In questo caso chi produce decide di non usufruire degli enti certificatori, affermando una trasparenza che offre a chi acquista la possibilità di visitare le aziende. In questo modo il certificatore è il consumatore stesso, che si fida del produttore o comunque può controllare direttamente come viene fatto il cibo che acquista.
In sostanza, certificato o clandestino, l’importante è che si faccia biologico correttamente, nel rispetto dei clienti e dell’ambiente.

Esistono forme di speculazione nel mercato del biologico? Ci sono rischi di questo tipo?

Scegliere bio

G.A.: Parlando di mercato del biologico si intende uno spazio davvero molto ampio, ed è difficile dare delle risposte perentorie. Sicuramente c’è qualcuno che specula, ma ciò accade come in tutti i campi, né più e né meno. Sicuramente c’è chi non si comporta onestamente e riesce a farla franca, ingannando l’ente certificatore e i consumatori. Ma allo stesso modo c’è chi rubo o evade le tasse. In generale, però, posso dire che non c’è speculazione diffusa. La sostenibilità ha un prezzo, ed è normale e comprensibile che il consumatore debba farsene carico.
Anche per questo esistono i progetti per accorciare la filiera, come il km 0, i mercati contadini e i gruppi d’acquisto solidale. Non per eliminare una speculazione, ma per diminuire i passaggi che fanno lievitare i prezzi. Questo aiuta sia i produttori che i consumatori, e così facendo il biologico diventa assolutamente competitivo anche dal punto di vista del prezzo.


Insomma, il mercato del biologico è un mercato sano, oltreché molto in crescita economicamente parlando. È importante sottolineare che l’Italia è un paese eccezionale dal punto di vista produttivo, grazie alla sua geografia, alla sua varietà climatica, alla sua biodiversità e alla sua ricchezza culturale. Gli italiani hanno capacità artigianali e artistiche eccellenti, come sappiamo. Anche l’agricoltura è come la moda, lo stile o il design. Bisogna sapere che il biologico preserva questo patrimonio, valorizzando al meglio i prodotti, l’ambiente e il territorio dell’Italia. Non a caso il biologico italiano sta andando bene, sia in patria che all’estero.

Il biologico non è immune da rischi: parliamo di contraffazioni, truffe e greenwashing. Cosa si sente di dire in merito?

G.A.: Non sono al corrente di casi particolari di questo tipo, però conosco dall’interno la vicenda che sollevò Report sulle patate (falso made in Italy su patate importate dalla Francia, 2014, ndr). Si trattava di un caso isolato – peraltro molto chiaro – che allarmò l’opinione pubblica in modo ingiustificato. Le patate DOP di Bologna sono effettivamente coltivate nel Bolognese. È vero che esistono casi in cui il made in Italy non è prodotto in Italia, ma io non ne conosco.

C’è un prodotto che è particolarmente importante acquistare e consumare biologico?

Miele Biologico

G.A.: Ce ne sono tanti, ma fra tutti io consiglio il miele. L’ape è un insetto che va assolutamente tutelato. L’apicoltura biologica è un’apicoltura sana e rispettosa per questo insetto così importante per la biodiversità, per l’agricoltura e davvero fondamentale per tutti gli ecosistemi. Quindi, quando si acquistano i prodotti dell’alveare – miele, propoli, polline, eccetera – consiglio vivamente di acquistarli biologici. Ma sottolineo che quando si fa la spesa sarebbe bene comprare tutto biologico.

Per quanto riguarda la carne? In questo caso i vantaggi del biologico riguardano in modo rilevante il benessere degli animali.

G.A.: Certo, anche questo è molto importante. Negli allevamenti intensivi gli animali vivono male, in un ambiente di sofferenza. È sempre meglio mangiare meno carne, ma mangiarla biologica e di qualità.

 

E voi siete convinti che comprare biologico sia la scelta giusta?

Matteo è nato a Bologna e vive a San Giorgio di Piano (Bo), è giornalista, sommelier e assaggiatore di olio d'oliva, ha collaborato con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie agro-alimentari dell'Università di Bologna. Per Il Giornale del Cibo si occupa di attualità, salute, cultura e politica alimentare. Apprezza i cibi e le bevande dai gusti autentici, decisi e di carattere. A tavola ama la tradizione ma gli piace anche sperimentare: per lui in cucina non può mancare la creatività, "perché è impossibile farne a meno!"

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