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Beer Attraction 2016: habemus nuovo Birrificio dell’Anno!

Giovanni Angelucci

Che festa a BeerAttraction, l’evento internazionale dedicato all’artigianalità birraria a cura di Rimini Fiera. Se ad essere eletto birrificio dell’anno 2015 era stato Birra del Borgo, è la volta di un birrificio umbro Fabbrica della Birra Perugia ad aggiudicarsi il titolo di Birrificio dell’Anno 2016, assegnato durante l’undicesima edizione di Birra dell’anno. Dopo due giornate di degustazioni organizzate e gestite alla perfezione dall’associazione culturale di riferimento in Italia, Unionbirrai, si è giunti ai verdetti. Attenta selezione per la scelta dei 60 giudici (tra cui alcuni dei massimi esperti stranieri) chiamati a valutare e giudicare 1149 birre iscritte di 220 birrifici partecipanti, assegnando un classico podio a tre gradini per ognuna delle 26 categorie presenti. Una giuria rappresentata dall’unico e inimitabile Presidente Lorenzo Kuaska Dabove, competente, appassionata e variegata in grado di esprimere giudizi il più possibile completi e ponderati.

BeerAttraction: ecco il Birrificio dell’Anno 2016

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Migliaia di mani ad applaudire i vincitori ed altrettante voci ad esaltarne il trionfo del birrificio di Pontenuovo di Torgiano (a due passi da Perugia) che, dopo oltre un secolo dalla sua fondazione e una rinascita recente, vede premiato non solo il lavoro svolto ma soprattutto la fiducia nel progetto portato avanti negli anni.

Luana Meola (socia con Antonio Boco, Matteo Natalini e birraia insieme a Luca Maestrini) stentava a crederci ma riconosce la maturità della squadra ed è consapevole di quanto valga la propria squadra: “è la prima volta che mandiamo tutti i nostri prodotti al concorso, ci sentivamo pronti per un giudizio complessivo. Le nostre birre sono tutte beverine, caratterizzate da un ottimo equilibrio, mai estreme, semplici ma non banali, ciò che vince è il lavoro costante di ricerca qualitativa portato avanti insieme”.

Proprio così, equilibrio e semplicità, entusiasmo, serietà e passione hanno permesso di portare a casa il secondo e terzo posto ex equo tra le birre chiare ad alta fermentazione di ispirazione angloamericana (Golden Ale e Birra Perujah), e due primi posti assoluti rispettivamente nella sesta categoria riferita alle chiare ambrate English IPA (Suburbia) e in quella delle birre acide (stili Gose e Biere de Garde, Birra Isterica).

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Birra dell’anno 2016 non si limita ad assegnare medaglie ma è anche l’occasione annuale per “fare il punto” sulla realtà della birra artigianale in Italia, conversare, confrontarsi e testare, oltre alle numerose birre presenti, l’andamento del mercato in questo settore, oggi (e sempre più) in pieno fermento.

Da questa edizione viene fuori un’ampia fetta di giovani under 35 premiati, a dimostrazione della dinamicità e della freschezza del movimento brassicolo italiano e della sua creatività. Così come la riscossa del centro Italia che ha ottenuto numerosissimi premi e ha convinto critica e bevitori appassionati.

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Gli altri birrifici che ci sono piaciuti

Piccolo Birrificio Indipendente Decimoprimo

Operativo in Puglia dal 2012 convince per inventiva e capacità di spaziare con sicurezza nei diversi universi brassicoli. Michele Cognetti ha intrapreso l’avventura con la moglie (e ora con il piccolo pargolo di sei mesi) Patrizia Sarcina e non ha impiegato molto per dimostrare ciò che vale. A regime cinque birre sulla linea classica e altre divertenti varianti stagionali insieme alle ammalianti acide presenti solo in bottiglia.

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Tra le classiche la Kowacchy è certamente la birra che desta maggiore curiosità: realizzata con l’impiego di zucche presenta color ambrato e riflessi arancio, naso ampio che spazia dal miele alla frutta rossa con sentori di zucca mai invadenti e ben bilanciati al fine malto di segale utilizzato. Bocca equilibrata tra il dolce della zucca e il caramello, chiusura pulita e mai sbilanciata con un corretto utilizzo dei luppoli.

La Santa Morte

Nuova collaborazione tra i birrifici abruzzesi Monster Factory & Co, Opperbacco, Casa di Cura e il birrificio Tatuaje di Città del Messico. Una Russian Imperial Stout dal colore scuro impenetrabile, invitanti e complessi i profumi che ricordano il cacao, l’affumicato, la liquirizia, il tostato, la crosta di pane, la farina di castagne, compensati da tabacco e genziana usati per aromatizzare. La pienezza e la ricchezza di struttura è appagante e lunghissima nel sorso, evidente la vena alcolica e liquorosa. Una parte della produzione è stata volutamente affinata in barrique di rovere francese che ha contenuto del vino Falanghina. Da bere con molta calma e con la volontà di rilassarsi.

Birrificio Guineu

Lo spagnolo Cervezas Guineu con un team tutto catalano (di Valls De Torroella) e sei birre, una più interessante dell’altra. Spiccano la WIPA (White Ipa) con malti d’orzo e frumento, fiocchi d’avena e di mais, dal naso asciutto e ricco di note luppolate; molto beverina con finale caratterizzato da nota acida. E la Roc’n Sour invecchiata in botte, freschissima con note tostate di legno e nocciola ed una spiccata acidità. Xavier Tarrés ha polso e la sua produzione è valida e intrigante, per nulla convenzionale.

 

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Giornalista e gastronomo, collabora con numerose riviste e quotidiani che si occupano di cibo e viaggi tra le quali spiccano La Stampa, Dove e la Gazzetta dello Sport. I suoi piatti preferiti sono gli arrosticini (ma che siano di vera pecora abruzzese) e gli agnolotti del plin con sugo di carne arrosto. Dice che in tavola non può mai mancare il vino (preferibilmente Trebbiano Valentini o Barbaresco Sottimano).

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