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Bansky nei piatti: la street art da mangiare.

Redazione

Quando siamo attratti da un’opera d’arte la osserviamo con attenzione, potremmo dire che la mangiamo quasi con gli occhi. Sapevate che c’è chi la mangia sul serio?

Per gli appassionati del creative food non sarà una novità: ogni tanto sul web e sui social network ci si imbatte in fantasione rivisitazioni food di quadri famosi, in cui la tela è un piatto bianco e pomodori, frutta, foglie di insalata e altro coloratissimo cibo vanno a comporre gli elementi di note opere d’arte, ricordando quasi i quadri di Arciboldo, il pittore italiano che realizzava bizzarre nature morte.

Protagonista di un recente e altrettanto creativo e originale esperimento è stato lo street artist più famoso a livello mondiale, ovvero l’inglese Banksy, celebre per le sue opere, perlopiù stencil, a sfondo satirico e riguardanti la politica, l’attualità, la cultura e l‘etica.

L’artista americano Harley Langberg  già noto per simili creazioni, ha recentemente realizzato un’affascinante serie di riproduzioni commestibili delle opere di Banksy, tutte rigorosamente impiattate con sfondo bianco e curate nei dettagli, ponendo quindi l’attenzione sull’arte urbana.

Bansky nel piatto

Come spiegato dallo stesso Langberg sul suo sito il suo intento non è quello di creare arte, ma semplicemente di promuovere l’arte e la bellezza. Altro suo ammirevole obiettivo quello di mostrare la grande varietà mondiale di frutta e verdura, per spronare le persone a una conoscenza più approfondita del mondo alimentare e a una maggiore diversificazione e sperimentazione.

banksy l arte nel piatto

Nel caso della riproduzione delle opere di Banksy la sua scelta è caduta prevalentemente sulle melanzane, perfette per riprodurre il nero degli stencil, con inserimento di piccoli pezzi intagliati di frutta e verdura colorata.

street art da mangiare

Insomma un lavoro creativo e accurato ma anche una missione artistica e dai risvolti sociali. Come se fossimo davanti a un quadro, non ci resta che mangiarle con gli occhi, perché per quanto commestibili mangiarle davvero sarebbe un vero peccato.

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