Fenomeno food blogging: intervista ad Anna Maria Pellegrino

Redazione

C’era un tempo in cui quando si nominava il termine food blogger (e blogger in generale), l’interlocutore restituiva un eloquente sguardo vacuo. Oggi non è più così: i blog sono un riconosciuto mezzo di informazione e sono seguiti alla stregua di giornali e riviste, inclusi ovviamente quelli che parlano di cibo e di cucina. Questa maggiore consapevolezza ha portato da un lato al dilagare del fenomeno, con l’aumento del numero di questi diari e ricettari virtuali; dall’altro alla necessità di delineare la propria professionalità e di ritrovarsi. Proprio con questo scopo è nata l’Associazione Italiana Food Blogger. Attiva da Febbraio 2014, conta ad oggi circa 290 iscritti, oltre agli 11 soci fondatori. Tra questi Anna Maria Pellegrino, presidente dell’associazione e autrice di lacucinadiqb.com, con cui ho fatto una chiacchierata per cercare di comprendere meglio il fenomeno del food blogging e la sua evoluzione.

 

Anna Maria Pellegrino

La prima domanda è quella di rito: da cosa è nata l’idea di fondare un’associazione per food blogger?

Anna Maria Pellegrino: “Innanzitutto dalla nostra esperienza. Noi fondatori siamo tutti food blogger, con carriere professionali diverse. In tutti noi c’è sempre stata una passione del cibo, declinata in maniera diversa e abbiamo tutti iniziato a postare dal 2008 in poi, quando in Italia si iniziava appena ad affacciare l’idea del Food blog. La maggior parte di noi, inoltre, proveniva dai forum di cucina, quindi aveva già qualche anno di esperienza alle spalle, visto che i forum, quelli storici, sono nati intorno alla metà degli anni ’90.

La decisione di fondare l’associazione avvenne nel 2012. In quell’anno partecipai a una conferenza dal titolo, piuttosto evocativo, Gastronomia 2.0, volta ad analizzare l’evoluzione della comunicazione enogastronomica. In quell’occasione percepii la difficoltà, anche da parte dei giornalisti, di concepire la “bontà” di questi nuovi strumenti. Nacque, quindi, l’idea di riunirci per far vedere il potenziale comunicativo del blog, diverso dal giornalismo enogastronomico e dal modo di comunicare della carta stampata, dal momento che usa strumenti diversi”.

Food blogger

Dai forum a blog com’è cambiato e come cambierà il modo di comunicare il cibo on line?

A. M. P. : “Ora i forum non esistono praticamente più: ci sono piattaforme diverse e ci sono i vari blog. Inoltre, ora stiamo assistendo a un nuovo cambiamento nel modo di comunicare. L’interattività è molto più veloce e non avviene più solo sul blog, visto che tutti i commenti avvengono attraverso i mini-blog: cioè Facebook, Twitter, Instagram, Pinterest.
A tal proposito, credo che Instagram sarà il modo di comunicare del futuro e poi rapidamente passeremo a Youtube.

Stiamo assistendo, quindi, al passaggio dal contenuto cartaceo, all’immagine e dall’immagine si passerà poi al video, come summa di tutto questo. È naturale che cambi il metodo di fruizione dei contenuti visto che abbiamo sempre meno tempo e siamo stimolati in maniera diversa. Se prima eravamo in 3000 oggi siamo in 6000 mentre il tempo a disposizione per seguire tutti è rimasto sempre quello. Fermo restando che si può decidere di seguire poi i blog che si specializzano in un contenuto più verticale, che può essere la cucina vegetariana, quella gluten free ecc”.

Dunque secondo lei ci sarà una scrematura anche dei blog. Quali sopravvivranno?

A. M. P. : “Io spero tutti, visto che il blog altro non è che un diario in cui raccontare se stessi, con le diversità che ci contraddistinguono. Ma se io mi limito a pubblicare la ricetta e una foto del piatto che ho cucinato e che i miei familiari stanno aspettando in tavola, allora posso farlo benissimo attraverso i social network. Senza avere la necessità di gestire un blog, che mi obbliga (per essere di qualità) a un post produzione importante per quanto riguarda le foto, a sviluppare un tema e ad approfondire i contenuti. In pratica, anche nel food blogging avverrà quello che avviene in tutti i contesti della società: chi meglio sa esprimere i propri contenuti continuerà ad avere un séguito e il desiderio di continuare a scrivere e ad approfondire il proprio lavoro”.

Il fenomeno del Food blogging è nato dalla centralità della cultura della “tavola” tipica del nostro Paese? E quanto può aver influito la diffusione di programmi televisivi che parlano di cucina?

A. M. P. : “Sicuramente la televisione è partita prima con le trasmissionie di cucina, anche se in realtà negli anni ‘70 si sviluppavano delle trasmissioni dove si parlava di cibo in maniera molto più coerente e in maniera molto più interessante di quanto non si possa fare oggi. Adesso ovviamente il pubblico è diverso e i contenuti che richiede sono diversi, per cui è tutto molto legato allo spettacolo.

Sicuramente il web e i blogger hanno contribuito, alimentandosi a vicenda, alla diffusione di queste trasmissioni. Io credo che lo step successivo dopo questa ubriacatura sia cominciare a sviluppare contenuti più ricchi, forse di nicchia, con una qualità diversa. Ora c’è lo spettacolo dopo ci sarà l’approfondimento. Anche perché ora si parla solo di ricette trascurando la cultura, la consapevolezza che c’è dietro”.

Come facciamo a riconoscere un buon blog?

A. M. P. :  “Quando io decido di seguire un blogger, lo faccio per l’autorevolezza che questa ispira; per i contenuti che pubblica; la loro serietà; per la costanza nella pubblicazione e per la professionalità, come farei con un giornalista o un direttore di un giornale. Tutte cose che si evincono nel tempo”.

Food blogging

E voi come valutate i vostri iscritti?

A. M. P. : “Per iscriversi all’associazione, è necessario fare domanda e, ovviamente, facciamo una valutazione. Non lo facciamo per ergerci a giudizio ma perché ricerchiamo nei nostri associati in primis coerenza. È ovvio che non siamo fiscali o estremisti in questo senso, tuttavia ci è capitato di escludere dei blog che non erano in linea con lo statuto e con gli standard che ci poniamo”.

Mi dice una cosa che un buon food blogger deve fare assolutamente e una cosa che, invece, deve evitare a tutti i costi?

A. M. P. : “Una cosa che deve fare assolutamente un bravo food blogger è non tirarsela tanto, se mi passa il termine. Nel senso che deve essere consapevole di quello che si è; deve continuare a studiare e uscire anche dal web, per evitare di essere troppo autoreferenziale e avere un confronto costante. E ho risposto anche su quello che non deve fare. Altra cosa importante è la coerenza con la linea editoriale che si è prefissato quando ha deciso di aprire il blog”.

Quando mi parla di uscire dal web, si riferisce anche a incontri e corsi di formazione. Ne organizzate anche voi, vero?

A. M. P. : “Certo, perché come dicevo è molto importante confrontarsi con professionisti che vengono da mondi diversi dai blog di cucina. Quando abbiamo organizzato il nostro primo incontro a Siena, abbiamo invitato ad esempio degli esperti di marketing, di scrittura creativa, fotografi. Dai feedback ricevuti, abbiamo capito che questi incontri stimolano a crescere come autori, in modo da riuscire a coinvolgere più lettori per i contenuti che pubblichiamo. Per questo la formazione è uno dei punti fermi del nostro statuto”.

Quali sono gli altri progetti dell’associazione?

A. M. P. : “Abbiamo iniziato da poco la collaborazione con le “Città dell’Olio”, che comporterà una serie di blog-tour regionali volti a conoscere i vari prodotti e i produttori. Con l’ “Istituto Zooprofilattico delle Tre Venezie abbiamo avviato una collaborazione, coinvolgendo anche altri blogger non associati, per parlare di come si manipola e di come si tratta il cibo. Inoltre, abbiamo altri progetti in corso che riguardano lo storytelling di prodotti e produttori, il recupero della memoria del cibo, dalle interviste agli anziani per scoprire tradizioni e ricette che rischiano di andare perdute, alle restituzione di questa memoria agli chef per portare in tavola queste ricette e ai bambini, coinvolgendo le scuole in questo progetto. Oltre a molto altro ancora”.


Progetti interessanti e soprattutto utili, quelli in cui saranno attivi nel lungo termine i membri dell’Associazione Italiana Food Blogger. In attesa di conoscere gli sviluppi, io ringrazio Anna Maria Pellegrino per la sua disponibilità e cortesia e vi invito a visitare il sito dell’AIFB per conoscere meglio le loro attività.

2 risposte a “Fenomeno food blogging: intervista ad Anna Maria Pellegrino”

  1. Tordi Elena ha detto:

    Sono molto felice di essere rappresentata da Anna Maria Pellegrino, ho avuto il piacere di conoscerla al raduno di Siena.
    La mia sensazione è di essere stata fortunata di far parte di AIFB persone con grande talento, professionalità e cultura ma con tanta volontà e determinazione di fare bene e seriamente essere professionali. Tutti noi soci rappresentiamo l’associazione, mi auguro di crescere in modo concreto e consapevole perché il professionista ha un codice di comportamento che deve mantenere e ci deve credere . Un caro saluto Elena

  2. Fabio D'Amore ha detto:

    Ciao Elena, ti ringraziamo moltissimo per il commento: l’entusiasmo e la partecipazione che tu e tutti i soci state dimostrando ci spronano a fare sempre meglio e a credere profondamente in questo difficile ma appassionante percorso che stiamo intraprendendo tutti insieme. Grazie a il Giornale del Cibo per l’opportunità e buon lavoro a tutti. Direttivo AIFB

Lascia un commento