Alla scoperta delle Terre Sicane

Adriana Angelieri

Di Maddalena Baldini La Sicilia ti abbraccia Appena si esce dall’aeroporto di Palermo la sensazione è comune a tutti: la Sicilia è lì, con i suoi spazi aperti, con le sue campagne e con il suo mare. Pare accoglierti con un poco di diffidenza, come se volesse capire chi la sta esplorando. Bastano pochi minuti e l’amicizia esplode anzi, è quasi amore. Ci si muove sulle lunghe tratte di autostrade che collegano le varie città, oppure ci si addentra nelle vie secondarie che portano verso luoghi sconosciuti e, senza quasi accorgersene, la Sicilia ti abbraccia. Sposti lo sguardo velocemente tra i colori bruciati della terra, l’argento degli ulivi e il verde dei vigneti. Ordine e precisione nelle vaste campagne dove, tra la fine di agosto e i primi giorni d settembre, si vedono ancora le mani dei vendemmiatori tra i tralci e i grappoli da raccogliere. Scendendo a sud – ovest si imbocca la provincia di Agrigento, angolo di millenaria cultura, di tradizioni, di cucina dai profumi importanti. Siamo nelle Terre Sicane, un angolo dell’isola da scoprire e da assaporare: menù e piatti portati dalle grandi dominazioni, cittadine dalle chiese arroccate e dalle case silenziose, vedute panoramiche e archeologia. E poi vigneti a perdita d’occhio, lunghi filari che sembrano tagliare la terra. La coltivazione della vite in queste aree ha storia antica e a Sambuca di Sicilia, trova ulteriormente la sua collocazione ideale: un microclima quasi perfetto, composto da caldo e da brezze serali. In aggiunta, il Lago Arancio, un bacino artificiale fatto alla metà del 1900, rilascia una buona umidità all’aria, tale da offrire una sensazione costante di respiro. Infine le colline che salgono a un’altitudine di circa 600-700 metri sopra il livello del mare, diventano luogo perfetto per le uve, autoctone e internazionali. Non a caso qui, nelle Terre Sicane, le aziende vinicole lavorano a pieno ritmo e molte cantine del nord Italia hanno investito grandi risorse per acquistare strutture agricole e vigneti. Il fermento durante la stagione della vendemmia è incredibile, inoltre quest’anno il clima, a tratti ‘bizzarro’, ha fatto slittare di qualche giorno la raccolta. L’umore è alle stelle poichè le previsioni sui dati e sugli esiti della vendemmia 2013 parlano chiaro: un netto incremento del quantitativo e un netto miglioramento della qualità. Questo significa la produzione di vino buono e incoraggianti prospettive di vendita in Italia e all’estero. L’unione fa la forza Anche alla Cellaro Vini le giornate sono scandite dal vai e vieni dei circa 600 soci che, in base ai calendari di conferimento, portano le uve. Il rumore dei trattori e delle macchine di cantina è forte, a tratti quasi assordante. Nel piazzale arrivano i contadini con cesti e contenitori pieni di grappoli appena staccati dalle viti. Ognuno si arrangia come può, con mezzi propri o con mezzi di fortuna, tutti corrono per scaricare le uve prima che si possano deteriorare. Si vedono arrivare con le mani gonfie dalla fatica a forza di far pressione sulle forbici per recidere i grappoli, sono accaldati e stanchi ma hanno la faccia serena e, con soddisfazione, invitano ad assaggiare qualche acino della loro uva prima di lasciarla cadere nella grande cisterna generale per la pressatura. Nell’aria si sentono i profumi dell’uva pigiata mescolati alle voci degli operai che controllano le varie fasi della lavorazione: qualità dei grappoli, temperatura, acidità, quantità degli zuccheri. Tutto è sotto controllo, e tutto è regolato da un ‘vociare’ siciliano che rende l’atmosfera ancora più viva. Un passaggio tra i serbatoi che già contengono il mosto di alcune uve vendemmiate a metà agosto: un assaggio di chardonnay e di grillo che, senza fretta, stanno facendo il loro naturale percorso per diventare vino. Dolce al sapore il primo e un poco più pungente il secondo. ‘Sono le caratteristiche delle uve e la loro evoluzione’ ci spiega l’enologo Vito Giovinco. ‘Il grillo, uva autoctona siciliana, ha bisogno di un po’ più di tempo per far uscire tutte le sue proprietà, sta ancora crescendo, lasciamogli ancora qualche giorno, non mettiamo fretta! Noi, della Cellaro rispettiamo i tempi e le procedure, i contadini da parte loro fanno un ottimo lavoro e ci consegnano sempre una materia prima eccezionale. La natura è nostra alleata e, in ogni annata che imbottigliamo, cerchiamo sempre di farle da spalla, senza alterare quello che ci propone. Le linee che presentiamo al consumatore stanno riscontrando esiti positivi e vogliamo continuare a crescere come abbiamo fatto dal 1969, anno di fondazione’. Alla voce di Giovinco si unisce quella di Michele Vinci, consigliere della Cellaro: ‘A tutto ciò che abbiamo vogliamo aggiungere anche una giusta promozione territoriale, è una cosa utile per far conoscere i nostri prodotti e il lavoro dei nostri soci. La Sicilia è bella da vedere e buona da mangiare’. La Cellaro Vini presenta ai consumatori una gamma varia di etichette. Vini in grado di affiancare non solo la gustosa cucina locale ma ottimi da bere anche in abbinamento ad altri piatti. Tra i tanti, il grillo ‘Lumà’ racchiude tutte le particolarità del vitigno autoctono: sapidità, ha un ricco bouquet floreale e un gusto gradevolmente amarognolo simile alla mandorla. Il ‘Micina’, nerello nascalese, un’altra uva dell’isola è un vino elegante e di buona personalità nel quale i profumi di spezie si incrociano a frutta e liquirizia.

Siciliana trasferita a Bologna per i tortellini e per il lavoro. Per Il Giornale del Cibo revisiona e crea contenuti. Il suo piatto preferito può essere un qualunque risotto, purché sia fatto bene! In cucina non devono mancare: basilico e olio buono.

Lascia un commento